Vai al contenuto

Intellettuali e verità

07/05/2011

Stimolato da un bel commento di pasquino – che ringrazio pubblicamente – al post qui sotto, ho deciso di dedicare un pezzo al tema da lui suggerito, quello del rapporto tra intellettuali e verità, anziché rispondergli con un altro commento:  cosa che volevo fare già ieri, ma per la quale mi è mancato il tempo;  perciò mi scuso con pasquino per la mancata risposta, ringraziandolo ancora per il suggerimento, tanto involontario quanto sapido e forte.

Caro pasquino, per me “intellettuale” è chi, forte di una certa preparazione culturale e degli opportuni strumenti critici,allorché gli venga proposto di discutere un dato tema o lo affronti sponte sua, si interroga su di esso, si sforza di analizzarlo e riesce a darne una propria interpretazione,espressa  in termini comprensibili e soprattutto la più obiettiva possibile (ossia quanto più depurata da maglie ideologiche e da nefasti pregiudizi quali il razzismo, l’eugenetica, il negazionismo, eccetera).  Il che, se non è la Verità, dico io, è comunque un buon risultato in tal senso; ed è quanto ha fatto, con il ragionamento da lui svolto e di cui al post precedente, Pietrangelo Buttafuoco;  il quale ha detto una cosa magari anche disturbante, ma quanto mai ragionevole, logica e indubitabile, quindi in tal senso “vera”, il cui solo difetto, semmai, è che almeno per alcuni è ovvia e scontata:  ossia che non si può pensare – a meno di non essere degli stupidi o dei beoti, dico io – che l’amministrazione, Presidente in testa, del Paese ancor oggi più potente e “in vista” del mondo, e tuttora  proteso all’egemonia sul medesimo, abbia scelto per caso di non mostrare pubblicamente le foto di Osama, dopo averne annunciato urbi et orbi la morte.  E’ chiaro che dietro tale scelta, al di là delle motivazioni ufficiali per essa fornite,  c’è una strategia precisa, ben oculata, il cui successo o meno, nell’immediato futuro e non, è qui ininfluente;  quel che interessa è che Obama & Co. vogliono presentarsi al mondo come:  a) quelli che hanno liberato il mondo da quello che è sempre stato rappresentato come il suo peggior spauracchio (“Hannibal ad portas”, dicevano i Romani ai loro bimbi per spaventarli),  e b) come quelli che non solo non possono, ma soprattutto non hanno bisogno di mostrare al mondo le foto del Mostro, non hanno alcun dovere in tal senso, a loro si deve credere e basta, questo è il fondamentale sottotesto dell’atteggiamento americano.  Un ragionamento circolare – “ci dovete credere perché lo diciamo noi, punto, fine della storia e basta” – che proprio in tale modo fideista e tautologico mira a costruire una nuova autorevolezza e credibilità internazionali attorno ad Obama, sinora spesso e volentieri considerato da più parti, in materia di terrorismo e non solo, come un indeciso, un inconcludente o addirittura un “pappamolla”;  “avete visto” – ci sta in sostanza dicendo Obama – che  se m’incazzo sono capace di far fuori nientemeno che Osama bin Laden, cosa che non è riuscita al tanto decantato decisionista Bush? Chi è la pappamolla, ora, eh?!”.  Tornando a Buttafuoco, ciò su cui invece non sono assolutamente d’accordo con lui è il fatto che il Nostro abbia usato scorrettamente, in modo del tutto parziale e ideologico, il ragionamento testé citato per sostenere poi che “le democrazie costruiscono le loro verità”:  il che è palesemente falso, perché non sono solo le democrazie, ma anche, soprattutto e innanzitutto le dittature (come a suo tempo le monarchie) a far questo, a manipolare a loro piacimento i fatti;  di esempi in tal senso ne conosciamo a bizzeffe.  Il punto infatti è che Buttafuoco è un intellettuale di destra nel senso più netto del termine, ossia un reazionario (ancorché spesso brillantemente provocatorio) e per questo probabilmente a lui le democrazie non piacciono molto, anzi per niente:  così, dopo aver detto una cosa sicuramente vera e quindi condivisibile, la piega – non troppo abilmente, per la verità – alla sua visione ideologica.

No comments yet

Lascia un commento